Non avrei mai immaginato di provare tante emozioni nel suonare al Carcere Opera di Milano.  Arrivati al mattino, dopo alcuni controlli siamo entrati nel teatro del carcere e abbiamo assistito alla Santa Messa. Assieme a noi c’erano alcune guardie carcerarie e i famigliari dei detenuti. Era l’unica occasione dell’anno in cui famigliari e reclusi potevano incontrarsi di persona e quindi abbracciarsi, baciarsi, stare insieme con il contatto fisico. Le altre volte c’era sempre un vetro che li divideva. Il loro incontro è stato emozionante nel vedere i loro volti ritrovarsi, le lacrime, gli abbracci interminabili, e soprattutto i bambini saltare in braccio al loro papà. Negli occhi delle mogli leggevo la sofferenza della lontananza dal marito. Famiglie con due, tre, quattro figli e mi chiedevo come sarebbe stata la loro vita. Quanta fatica a tirare avanti? Mi veniva spontaneo in quei momenti rivolgermi al Signore e ringraziarlo perchè mi sentivo una persona fortunata. 

Al termine della Santa Messa siamo andati in un refettorio per il pranzo e ahimè, un freddo “cane” . “Si è rotto il riscaldamento” ci hanno detto. Non vi dico quanto freddo. Ci saranno stati 10° ma per loro era come se non fosse niente perchè la gioia del rivedersi era il loro “riscaldamento”. Non una protesta, non una lamentela mentre io mi chiedevo come era possibile lasciare al freddo tanta gente soprattutto i bambini. Ma poi ho pensato a Gesù. Eravamo lì per festeggiare la sua prossima venuta e ciò mi portava a pensare quando è nato in una grotta al freddo e al gelo e mi dicevo ” Tu Signore oggi mi vuoi dire qualcosa d’importante con ciò che mi sta accadendo. Mi vuoi far sentire il vero Natale che non è il panettone e lo spumante e tanto meno i regali ma la bellezza dell’incontro con Te attraverso questi volti che mi scaldano il cuore e mi mettono la voglia di annunciarti e di dire che tu ci sei se noi lo vogliamo. 

Dopo il pranzo, lo spettacolo. Si sono esibiti alcuni comici di Zelig e a seguire Arianna Talamona che ha dato la sua testimonianza e poi il nostro turno in versione acustica con Lorenzo alla chitarra, Simone al basso e Andrea Lion fonico per l’occasione. Quattro canzoni e testimonianza. E stato bellissimo non tanto per la musica ma perchè credo che siamo riusciti ad entrare in empatia con loro. Li vedevo cantare i ritornelli delle canzoni per loro sconosciute e battere le mani con entusiasmo e sentivo il loro calore e un’energia che mi incoraggiava a cantare con esultanza nel Signore nonostante tra loro ci fossero credenti in altre religioni. 

Poi la conclusione: ringraziamenti, riconoscimenti e quindi il congedarsi. Questo il momento più forte, più sofferente soprattutto nel vedere alcuni bambini che si attaccavano ai loro papà con “le unghie”, tra le lacrime, irremovibili se non con la forza, coscienti che prima che potessero riincontrare il loro padre “dal vivo” ci sarebbe voluto del tempo, forse tanto tempo, forse tanto tanto tempo. 

Questa è stata la mia esperienza nel suonare le mie canzoni all’Opera. Ancora una volta posso dire che è proprio vero che la musica non ha confini. Affidiamo tutto al Signore e preghiamo per queste famiglie nonostante qualcuno abbia sbagliato, anche gravemente. Siamo cristiani che significa di Cristo. Gli uomini hanno inventato i tribunali, Dio il perdono.

Buon Natale Opera!